L’incoerenza del Piano Nazionale Scuola Digitale rispetto alla sua finalità
11 gen 2017, Enrico Maranzana
L’incoerenza del Piano Nazionale Scuola Digitale rispetto alla sua finalità
Enrico Maranzana
Il ministro Fedeli, al punto 7 dell’atto d’indirizzo Miur, assicura la continuità e la coerenza con il Piano Nazionale Scuola Digitale i cui obiettivi “sono quelli del sistema educativo: le competenze degli studenti, i loro apprendimenti, i loro risultati, e l’impatto che avranno nella società come individui, cittadini e professionisti …. per rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente, che richiede sempre di più agilità mentale, competenze trasversali e un ruolo attivo dei giovani”.
Riformulando: il vorticoso cambiamento socio-culturale implica la finalizzazione del sistema educativo nelle qualità mentali e comportamentali degli studenti (organizzarsi mentalmente, astrarre, discernere, argomentare, sintetizzare, scegliere, modellare, controllare, comunicare, progettare, rappresentare, gestire la complessità …).
Le competenze da sollecitare e gli apprendimenti da promuovere sono il fondamento della razionale gestione della scuola: tutti gli insegnamenti sono da coordinare e la progettazione didattica dei docenti trova la sua stella polare nei traguardi di sistema.
Alla struttura organizzativa è affidata la responsabilità del coordinamento [cfr. in rete “Coraggio! Organizziamo le scuole” e “Quale formazione per il dirigente scolastico”] mentre i singoli docenti utilizzeranno strumentalmente le discipline per contribuire e partecipare alla progettazione educativa d’istituto [dpr 275/99 art.1].
Per promuovere competenze è necessario dilatare il significato di “disciplina”: non più insieme strutturato di conoscenza ma entità in divenire che, riconosciuto e definito un problema lo risolve, applicando i tipici procedimenti risolutivi della disciplina [CFR in rete “La professionalità dei docenti: un campo inesplorato”].
Un cambiamento profondo della professionalità docente; il libro di testo non scandisce più l’itinerario didattico: l’ideazione, la realizzazione e la gestione di occasioni d’apprendimento l’hanno relegato in seconda linea.
La scuola diventa un laboratorio: gli studenti sono immersi nei problemi che hanno caratterizzato l’evoluzione disciplinare, ne ricercano e conquistano le soluzioni per arricchire il loro bagaglio culturale.
L’analisi di tutte le discipline, la valorizzazione dei relativi problemi e metodi, sono l’imprescindibile incipit che sostanzia l’asserzione ”L’educazione nell’era digitale non deve porre al centro la tecnologia, ma i nuovi modelli di interazione didattica che la utilizzano” .
La disattenzione all’ordinaria attività di classe e all’unitarietà della gestione (visione sistemica) colloca il PNSD su un binario morto; sterilità derivante anche dall’aver limitato l’analisi delle esperienze al 2007: in rete “La scuola regredisce. Dal Piano Nazionale Informatica al Piano Nazionale Scuola Digitale” illumina la scena.
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